giovedì 10 maggio 2012


Ogni giorno mi piacevi pericolosamente sempre di più, eh si perchè lo sapevo che di te mi sarei potuta innamorare e questo non sarebbe dovuto accadere.
Ero forte nella determinazione di vivere questa passione ma non volevo coinvolgimenti con te dal momento che saresti andato via, e quest'ultimo elemento sarebbe stato il mio paracadute o meglio le mie mutande di latta, lo so la metafora non compiutamente erudita ma forse rende meglio l'idea.
Non accadde, non in quel momento perlomeno, ma anni dopo.
Riensandoci adesso, credo fosse inevitabile.

Quando sei partito la prima volta non è stato facile e non mi aspettavo che lo fosse, ma ero preparata, sapevo quale sarebbe stato l'epilogo sin dall'inizio e poi le già citate mutande riuscirono benissimo ad assolvere la loro fuzione e la tua mancanza, inizialmente forte, si affievoliva lentamente.
Ebbi anche altre storie, senza storia nè fantasia, però non riuscivo a dimenticarti e ogni volta che ci rivedevamo era come se non te ne fossi mai andato.
Quando non c'eri, tenersi in contatto tramite email o skype, fare progetti e piani per potersi incontrare da qualche parte, era come un gioco senza regole, e a noi è sempre piaciuto giocare insieme.
L'ultima volta che ci siamo visti, circa venti giorni fa, dovendo incontrarci per esigenze tecniche in qualche capitale europea abbiamo deciso per Amsterdam, e non per caso ma proprio perchè volevamo passare qualche giorno a fare l'amore in questa romantica città, tra canali, musei e tutti quegli interessanti coffee shop, sì decisamente il posto migliore per noi.
Avevamo appuntamento alla Schipol Plaza e li mi aspettavi, giubbotto di pelle e pashmina al collo, bello come sempre, mi hai abbracciato in silenzio e ti avrei scopato subito senza indugi tanta era la mia voglia di te, ma ovviamente tale voglia rimase solo un pensiero fino a quando, dopo cena dall'indiano e approvvigionamento tattico nell'ultimo coffee shop aperto a quell'ora, ci siamo messi a letto perdendoci in un lungo e intenso abbraccio pelle su pelle, il calore del tuo corpo e il tuo odore che mi avvolgevano mi riempivano di tenerezza e desiderio.
Ma quanto tempo siamo rimasti così? Lontani da tutto assaporando ogni istante e sfumatura di quell'abbraccio? Soltanto questo bastava ad annullare il vuoto di tutti i mesi trascorsi senza di te.
E scopammo o facemmo l'amore?
Davvero non lo ricordo ma mi piacque moltissimo.

giovedì 22 marzo 2012


Conosco questa sensazione di trance che descrivi, è come ritornare alla realtà da un viaggio in un'altra dimensione, per tutto il giorno anch'io ebbi l'impressione gradevolissima di fluttuare in aria.
Per me nuotare in mare è quasi una pratica zen, in quel momento riesco a liberare la mente e nulla esiste al di fuori dell'acqua in cui sono immersa, quella mattina però tra una bracciata e l'altra rivedevo il tuo viso sorridente e ripensavo ai tuoi baci e alle tue mani insaziabili che mi avevano accarezzato tutta la notte. Avevo già voglia di te.
Ero certa che ci saremmo rivisti ma come e quando francamente lo ignoravo; tuttavia ogni incertezza fu dissipata l'indomani, da un tuo messaggio in cui, tra le altre cose, mi domandasti "le rifacciamo tutte quelle cose carine?" o qualcosa di simile.
Decisamente eri un uomo pragmatico e diretto, niente giri di parole o inviti ad uscire ed io, da donna pragmatica e di buonumore, senza esitare dissi sì
 -perchè mai avrei dovuto temporeggiare se era quello che volevo anch'io?-

Il pomeriggio dell'indomani eri già con me. Venisti presto e andasti via tardi, cioè presto...di mattina.
Parlammo moltissimo quel pomeriggio, tu preparavi il tè (e non il mio ignorantissimo gunpowder ma l'Occhio di Drago, per palati sopraffini) completamente a tuo agio a casa mia, ed io ascoltavo la tua voce che mi incantava come il coro delle sirene di Ulisse, per dirla alla Battiato; non so quale effetto avessi su di me (non mi intendo di queste cose) ma bastava soltanto la tua presenza per far crescere in me il desiderio incontenibile di baciarti e accarezzarti. E scoparti.
Quando mi sedetti su di te, fui piacevolmente sorpresa di sentire sotto i jeans il tuo cazzo già magnificamente duro e d'altronde anch'io ero gia bagnatissima, la tua affermazione "sotto le tue cosce il mio cazzo si ingrossava..." non è del tutto veritiera ma non sottilizziamo, non è proprio il caso questo.
Eravamo già totalmente assorti in quel contatto dall'effetto deflagrante, e fu un attimo ritrovarsi nudi e avvinti, compenetrati l'uno nell'altro.
Ormai tra noi vigeva l'uso che quando il troppo caldo e la spossatezza si facevano sentire, eravamo ben lieti di fare un break cannereccio.
Mi alzai per prendere dal tavolo i parafernalia necessari, mi seguisti con lo sguardo e ti alzasti anche tu. Mi abbracciasti la schiena mentre mi baciavi il collo e la nuca e ti avvicinasti a me. Il contatto dei nostri corpi sudati mi riaccese i sensi ed ebbe lo stesso effetto anche su te a giudicare dall'erezione che avvertivo nettamente sulla schiena. Ti muovevi lentamente massaggiandomi su e giù e mi poggiai sul tavolo nel momento che entrasti dentro di me, finalmente ero piena di te totalmente. Appoggiato a me ti muovevi ritmicamente, mi spingevi a fondo sempre di più. Le tue mani sui fianchi mi stringevano sollevandomi leggermente e spingendomi sul tavolo.
In quella posizione non potevo vederti, ma ti sentivo tantissimo come mai prima, avevo scoperto la parte selvaggia di te e anche questo aspetto mi affascinava moltissimo. Mi perdevo nei tuoi movimenti convulsi e quando venisti profondamente in me, mi abbandonai sul tavolo e tu su di me, baciandomi ovunque.
Ma il pomeriggio era ancora lungo.....


mercoledì 21 marzo 2012


Il giorno dopo quella prima notte fu una trance per me. Mi ricordo che quel giorno avevo cose da fare in città e andavo in giro con quello che doveva essere un sorriso beota stampato sulla faccia. Dimenticai una cosa importante che dovevo fare - e ancora oggi non mi ricordo cosa fosse - e passai tutto il tempo a pensare a te nuda e vicina. 
La sera però ero distrutto e dormii profondamente. 
L'indomani mi svegliai con una voglia selvaggia di rivederti. Ti mandai un messaggio al lavoro, qualcosa del tipo: "non riesco a smettere di pensare a tutte le cose che abbiamo fatto assieme. le rifacciamo?". Fui sorpreso alla tua risposta immediata: 'si".
Venni a casa tua lo stesso pomeriggio. Mi ricordo che mi sedetti per togliermi le scarpe mentre tu mettevi su l'acqua per il tè. Ti avevo portato il mio tè verde, quello arrotolato a palline con petali di gelsomino, buono. Poi venisti a sederti anche tu. Ci facemmo una canna e parlammo non mi ricordo di cosa mentre aspettavamo che bollisse l'acqua. Fu come se, per quell'istante, non volessimo pensare a quello che sarebbe successo da lì a poco fra noi due. 
Il tè era buono - scaldai le tazze e la teiera abbondamente con l'acqua bollente, ci misi una dozzina di palline di tè dentro, poi, dopo che l'acqua si fu raffreddata abbastanza per non rovinare le foglie, la versai. Durante tutto questo parlammo moltissimo, seduti vicini - di quando ci eravamo conosciuti da giovani, di quello che avevamo fatto negli anni trascorsi. Io ti guardavo e ti guardavo e quanto mi piacevi. Mi piaceva come ridevi, il tuo modo di parlare, il tuo modo di pensare, il tuo modo di scrollare le spalle a qualche antico ricordo. 


Dopo la prima tazza di te eri già fra le mie braccia. Scostai la sedia dal tavolo e tu ti sedesti sulle mie gambe, a cavalcioni. Il tuo odore mi abbracciò ancora prima delle tue braccia. Questo ricordo che ho è fortissimo. Avvampai di desiderio per te. Ci baciammo - la tua testa un poco più in alto della mia, inclinata verso di me, contornata dai tuoi capelli - che erano della lunghezza giusta per finirci in bocca. Le tue labbra morbide, la punta della tua lingua che mi apriva le labbra. Le mie mani andarono alla tua schiena prima ancora che ci pensassi - sotto la camicetta, risalendo, oltre il reggiseno fino alla base del tuo collo. Mi piacque assai toccarti la schiena, sentirti muovere piano mentre, sotto le tue cosce il mio cazzo si ingrossava, e sentendolo tu ti stringesti a me ancora di piu', con un mugolio di piacere. 
Dopo qualche minuto che a me sembró lunghissimo ti alzasti in piedi, e sempre baciandomi cominciasti a sbottonarmi la camicia. A quel punto la voglia reciproca era fuori controllo, nè la volevamo controllare. Fu una liberazione spogliarci e spostarci sul tuo letto. Mi ricordo che mi strappai i vestiti di dosso, li lasciai per terra e mi sdraiai sul letto mentre tu finivi di spogliarti e ti sedevi sul bordo del letto, dandomi le spalle, per toglierti i jeans. Il tuo culo mi apparve in tutto il suo splendore, sottolineato dal triangolino posteriore del tanga, che sparì subito. Ti girasti, e venisti vicina. "Coccola" dissi al tuo sorriso. 


La coccola divenne immediatamente un abbraccio di pelle su pelle. Non smettevo di accarezzarti - la schiena, le cosce, il culo. Il tuo sedere è il più bello che abbia mai visto, lo sai? Credo di avertelo detto, e tu non ci credesti. Ma lo e'. Guardarlo mi affascina, toccarlo mi fa sentire in paradiso. E ancora eravamo alla coccola...ti volli sopra, e sempre baciandoti scivolasti su di me. Non riuscii a stare lontano dai tuoi capezzoli duri - li accarezzai delicatamente con le labbra, li toccai con la punta della lingua. Il tuo respiro sul mio viso era dolce, i tuoi capelli sul mio viso non mi davano fastido. Risalii con la bocca fino alla tua spalla, baciandoti alla base del collo e sotto l'orecchio. Mi piaceva tutto di te, non potevo smettere di assaggiarti e di baciarti. Tornai a cercare la tua bocca, tu scivolasti giù su di me per baciarmi meglio, e fra le tue cosce aperte il mio cazzo durissimo trovò la tua fica già bagnata, e senza mani ne' sforzo fui in te. Gememmo assieme di piacere, la tua voce nel mio orecchio, le tue mani su di me, le mie mani sui tuoi fianchi. Inarcai la schiena per affondare di più in te, e tu mi venisti incontro, dandoti tutta a me mentre ci chiamavamo per nome in un sussurro scambiato fra i sospiri. Quello che provavo era indescrivibile - un piacere totale, puro, che lo stare con te mi dava. Ed avevamo appena iniziato...

lunedì 19 marzo 2012


La sera quando ci riincontrammo ero a bere una birra con i ragazzi del Tai Chi e L. ci doveva raggiungere con un suo amico; dopo averti presentato a tutti collettivamente, vi sedeste accanto a me. Parlammo tutta la sera ma non ti avevo riconosciuto per niente.
Mentre ero fuori per farmi una sigaretta ebbi l'illuminazione: ma tu sei.....? Mi guardavi perplesso cercando un riferimento, che prontamente ti diedi ma tu niente, non ti ricordavi.
Certo in trent'anni si cambia molto. Ora eri molto diverso dall'immagine di te  che avevo io: capelli lunghi stretti a coda, jeans strappatissimi, un fantasma di sacco a pelo tenuto insieme da una corda a tracolla sulla spalla e uno spazzolino da denti nella tasca sul culo...e soprattutto eri inavvicinabile, caspita diciotto anni erano tanti per me e sottobraccio, alla faccia della timidezza, c'era sempre una ragazza.

Poi devo un attimo spiegare perchè pensavo che fossi pericoloso: tu mi piacevi molto e con tutta quella chimica insaporita da uno spiccato sense of humor e da una evidente intelligenza, che in un uomo mi seduce più di ogni altro aspetto, mi apparivi come un'oasi nel deserto del desolante panorama maschile che ultimamente mi circondava e mi lasciava del tutto indifferente. E questo ovviamente non te lo dissi, non subito perlomeno.

Era ormai mattina. Entrambi eravamo stravolti ma nonostante tutto continuavamo a coccolarci abbracciati; l'idea che dovevi andartene non mi entusiasmava, comunque seppure riluttante, mi alzai per fare il caffè e rollare ciò che era rimasto in un'ultima cannina di buon giorno mentre tu raccoglievi i nostri vestiti dispersi e riportavi tazze e teiera in cucina.
Ciao, ci vediamo presto mi dicesti sulla porta di casa e, non ricordo se lo dissi o se lo pensai soltanto, non avrei voluto che te andassi, ma era giusto così e ne approfittai per dormire qualche ora.
Mi svegliai tardi, con la beatitudine stampata in viso, mi sentivo piena di energia come non mi accadeva da tempo e dopo essermi lavata l'essenziale scesi a mare per fare una nuotata. Ricordo che volutamente non feci la doccia perchè volevo sentire addosso ancora per un po' il tuo odore, tanto mi piaceva.
Pensai spesso a te, alle tue labbra dolci, a come facevi l'amore, a quanto mi desideravi e a quanto mi sentissi desiderata da te, alle parole che mi sussurravi mentre mi baciavi e che spesso non capivo e mi chiedevo quando ci saremmo rivisti, presto sì, ma non credevo sarebbe stato così presto.

domenica 18 marzo 2012


Gli uccelli canterini non me li ricordo. Devo dire. 
Sopratutto perchè giunta l'alba ero esaurito dalla nottata intera di sesso e coccole con te. Una sorpresa infinita fu quella notte. Anzi. Fosti tu la sorpresa, bella e inaspettata.


Qui ci vuole una spiegazione, per i due lettori che seguono questo blog. 


Quando, pochi giorni prima della notte di cui parli ci incontrammo in quella birreria dove mi aveva portato la mia amica L. (la quale poi scoprii era anche amica tua), per raccontarci cosa avevamo fatto negli ultimi anni - dato che io vivevo all'estero e tornavo in Sicilia solo ogni tanto - io non ti avevo riconosciuta. E dire che avrei dovuto, perche', quando ti incontrai per la prima volta, tanti anni fa - tu sedici anni, io diciotto, avevi i capelli biondi a caschetto, mi ricordo, gli scarponcini blu ed eri caposquadriglia in un reparto Scout. E mi piacesti moltissimo all'epoca. Anche se fu una conoscenza superficiale e breve, ero timidissimo da giovane, e non avrei mai avuto il coraggio di dirti niente. Tu eri gia' sicura di te stessa, occupata a fare le cose che i capisquadriglia scout fanno, con sguardo serio, cappellone blu appeso sulle spalle, e portavi il guidone. 


Eppure, quando ti ho rincontrata, quella sera in birreria, mi ero dimenticato di te. Oggi penso che i trent'anni e passa che erano trascorsi da quel tempo non siano giustificazione sufficiente per la mia smemorataggine. 
E comunque. Tu mi riconoscesti invece, e quando confessai che invece io non mi ricordavo non mi sembrasti delusa. Ti arrotolasti una sigaretta - le unghie corte, le dita agili, i capelli sempre biondi ma ora schiariti dal sole e non più a caschetto - e continuasti la conversazione con L. e con me come se niente fosse. E che bel sorriso che avevi...
Quella notte stessa, a casa di mio fratello - dove ero ospite mentre ero in visita alla famiglia - ripensai alla serata e a te, e poi ripensai molto più indietro nel tempo, e finalmente - dopo un bel pezzo della notte - mi ricordai di te come eri. E mi resi conto che continuavi a piacermi moltissimo. Mi addormentai pensando a te. L'indomani mi feci dare il tuo numero da L. e te lo scrissi che mi ero ricordato di te. Poi ci vedemmo a casa di F., in campagna...ma questa è una storia per dopo. 


Quella prima notte, dove tu mi descrivi dicendo tutte quelle cose carine su di me, fu una scoperta fantastica. Scoprire te, dico. E non solo scoprirti nel senso di toglierti la camicetta e aiutarti a sfilare i jeans. Scoprire quanto tu sia tranquilla, rilassata, diretta nel tuo parlare, agire. E nel fare l'amore. Disinibita. Intelligente - a me l' intelligenza mi eccita assai. E a letto fosti fantastica - l'amante che avevo sempre sognato, e che non avevo mai avuto tutta assieme in una sola persona. Tu.  
Non sapevo ne' immaginavo che mi giudicassi pericolosissimo - non sono cosi' percettivo. Ma sono d'accordo con tutto il resto che hai scritto. Fare l'amore e odorarti tutta la notte. La tua pelle abbronzata e profumata di mare, la tua bocca dolce, le tue labbra morbide e rilassate che più baciavo più volevo baciare. I tuoi fianchi nelle mie mani, la forma della tua schiena nei miei occhi, il sapore del tuo collo...guardarti ed odorarti e baciarti e sentirti con me mi eccitava tremendamente, la voglia di te aumentava sempre, la tua voglia di me...fino al venire profondamente in te (ma credo di averti chiesto se potessi...) e poi crollare su di te, esausto, il fiato grosso, pensando solo a quanto fossi bella. 
E a darti baci sul collo e sulla guancia come scusa per riprendere fiato... non mi sembra strano che, perso in te dopo la passione non abbia fatto caso agli uccelli...

Il tempo andò via veloce e leggero, ci accorgemmo dell'alba solo per i fischi rumorosi dei merli e di altri uccelletti che avevano eletto il giardino a loro dimora.
Nella luce soffusa esistevamo soltanto noi, abbracciati in mille modi diversi per tutto il tempo, immersi l'uno nell'altro tutta la notte. Ma che notte...
E tu, dolce e beddu, eri così eccitante e desiderabile che non mi stancavo mai di volerti.
Quando venivi dentro di me eri completamente perso nel godimento, i tuoi sussurri aumentavano fino a trasformarsi quasi in urla di piacere, anzi senza quasi, il tuo odore più forte e speziato mi faceva impazzire dalla voglia di te, e tu spingevi con impeto il tuo cazzo sempre più duro e più grande fino a quando non ti abbandonavi a me, bagnatissimo e senza più fiato, abbracciandomi e coprendomi di bacini. Dolce.
Ma ho divagato...dicevo che notte che è stata.
Cosa avevi risvegliato in me? Da quanto tempo non mi sentivo così viva e appagata?
Tu avevi un effetto su di me afrodisiaco e oltre ad essere dolce, beddu, profumato, eri pure simpaticone e intelligente quindi PERICOLOSISSIMO per una come me che non aveva nessuna intenzione di lasciarsi coinvolgere più di tanto, single da anni e contenta di esserlo.
Beh, ma fortunatamente parte quindi non c'è problema.
Lo ripetevo come un Mantra, per tutto il tempo che sei stato qui

venerdì 16 marzo 2012


Ora la tua lingua profumava di limone con una sfumatura dolce; certo, adesso era difficile percepire nostri odori mescolati tra loro, ma il risultato era straordinariamente eccitante, non che ce ne fosse bisogno dal momento che ormai eravamo irrimediabilmente presi da noi e dalla magia di scoprire che eravamo sempre in perfetta sintonia, qualunque cosa stessimo dicendo o facendo.
Però scoprire il tuo corpo, baciare ogni parte di te non mi bastava più, adesso ti volevo. Quando sei entrato in me, dolcemente, andavi pianissimo, godendoti ogni piccolissimo movimento, spingendo piano senza parlare, la tua lingua mi sfiorava le labbra, ed era come fluttuare persi nell'aria, finchè non ho ti sentito tutto, profondamente. Tu eri con me.
Ti cingevo la schiena con le gambe cercando di trovare una posizione per sentirti ancora di più, ti abbracciavo le spalle aggrappandomi a te, e tu rispondevi con spinte sempre più forti, accelerando il ritmo fin quando, senza fiato entrambi, rallentavamo per ricominciare non appena il battiti del cuore diminuivano la loro corsa. Ma come ti sentivo....la luce, attenuata dallo shesh che avevo steso sopra la lampada, si rifletteva sul tuo bellissimo corpo sudato che scivolava su di me, dentro me, sempre di più, e la marea di piacere di nuovo risaliva con le sue ondate.
Ma adesso anch'io mi sto lasciando correre assai.
Ti ricordi per quanto tempo abbiamo scopato? Andavamo a tè, canne e coccole, da veri gaudenti.
Chè quella delle coccole è stata un'altra incredibile scoperta di quella notte.
Tu adori le coccole, come me e proposito di coccole, le fossette  che hai sulla parte bassa della schiena, un poco sopra il sedere sono deliziose, tutte da leccare, baciare, mordicchiare, te l'ho mai detto?
Ma non ci posso pensare, scrivere di quella notte insieme te mi agita e tu adesso sei lontano, troppo lontano da me.